Frammenti di luce

Frammenti di Luce.  San Pio X, Papa – Memoria.

 << In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.>> (Mt 19,16-22). Era un bravo giovane, anzi, troppo bravo, forse un tipetto perfettino: aveva osservato tutti i comandamenti!! Forse cercava una “perfezione morale” – certamente lodevole – ma non cercava la persona di Gesù. Il Maestro gli indica la “Via” per poter sperimentare fin da quaggiù la “vita eterna”: non cercare la vita vera nelle cose, fossero anche le più nobili, ma unicamente nella relazione interpersonale con Lui. Questa verità l’afferma Gesù stesso in modo inequivocabile nel Vangelo di Giovanni rivolgendosi al Padre: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17, 3). A tal proposito, desidero condividere uno stralcio di un’omelia di Papa Benedetto XVI. <<“Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17, 3). Ogni essere umano vuole vivere. Desidera una vita vera, piena, una vita che valga la pena, che sia una gioia. Con l’anelito alla vita è, al contempo, collegata la resistenza contro la morte, che tuttavia è ineluttabile. Quando Gesù parla della vita eterna, Egli intende la vita autentica, vera, che merita di essere vissuta. Non intende semplicemente la vita che viene dopo la morte. Egli intende il modo autentico della vita – una vita che è pienamente vita e per questo è sottratta alla morte, ma che può di fatto iniziare già in questo mondo, anzi, deve iniziare in esso: solo se impariamo già ora a vivere in modo autentico, se impariamo quella vita che la morte non può togliere, la promessa dell’eternità ha senso. Ma come si realizza questo? Che cosa è mai questa vita veramente eterna, alla quale la morte non può nuocere? La risposta di Gesù, l’abbiamo sentita: Questa è la vita vera, che conoscano te – Dio – e il tuo Inviato, Gesù Cristo.

Con nostra sorpresa, lì ci viene detto che vita è conoscenza. Ciò significa anzitutto: vita è relazione. Nessuno ha la vita da se stesso e solamente per se stesso. Noi l’abbiamo dall’altro, nella relazione con l’altro. Se è una relazione nella verità e nell’amore, un dare e ricevere, essa dà pienezza alla vita, la rende bella. Ma proprio per questo, la distruzione della relazione ad opera della morte può essere particolarmente dolorosa, può mettere in questione la vita stessa. Solo la relazione con Colui, che è Egli stesso la Vita, può sostenere anche la mia vita al di là delle acque della morte, può condurmi vivo attraverso di esse.>> (Dall’omelia di Benedetto XVI nella messa “Nella cena del Signore”, dell’1’1/4/2010). Con questa consapevolezza, preghiamo: <<Santo Spirito, illuminami perché non cerchi chissà quale perfezione, ma la relazione con Cristo Gesù, volto del Padre, vero, unico, inestimabile tesoro che dà senso ed eternità alla vita…>>. Serena giornata! P. Antonio Santoro omi

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