Frammenti di Luce.
I Domenica di Quaresima – Anno A. << In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. >> (cfr Mt 4,1-11). Con Papa Francesco continuiamo la riflessione sulla corresponsabilità dei pastori e dei laici: << Fin dall’inizio ho detto che “sogno una Chiesa missionaria” (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 27; 32). “Sogno una Chiesa missionaria”. E mi viene in mente un’immagine dell’Apocalisse, quando Gesù dice: «Sto alla porta e busso. Se qualcuno […] mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui» (Ap 3,20). Ma oggi il dramma della Chiesa è che Gesù continua a bussare alla porta, ma dal di dentro, perché lo lasciamo uscire! Tante volte si finisce per essere una Chiesa “prigioniera”, che non lascia uscire il Signore, che lo tiene come “cosa propria”, mentre il Signore è venuto per la missione e ci vuole missionari. Questo orizzonte ci dà la giusta chiave di lettura per il tema della corresponsabilità dei laici nella Chiesa. In effetti, l’esigenza di valorizzare i laici non dipende da qualche novità teologica, e neppure da esigenze funzionali per la diminuzione dei sacerdoti; tanto meno nasce da rivendicazioni di categoria, per concedere una “rivincita” a chi è stato messo da parte in passato. Si basa piuttosto su una corretta visione della Chiesa: la Chiesa come Popolo di Dio, di cui i laici fanno parte a pieno titolo insieme ai ministri ordinati. I ministri ordinati non sono dunque i padroni, sono i servitori: i pastori, non i padroni. Si tratta di recuperare una “ecclesiologia integrale”, come era nei primi secoli, nella quale tutto viene unificato dall’appartenenza a Cristo e dalla comunione soprannaturale con Lui e con i fratelli, superando una visione sociologica che distingue classi e ranghi sociali e che si basa in fondo sul “potere” assegnato ad ogni categoria. L’accento va posto sull’unità e non sulla separazione, sulla distinzione. Il laico, più che come “non chierico” o “non religioso”, va considerato come battezzato, come membro del Popolo santo di Dio, che è il sacramento che apre tutte le porte. Nel Nuovo Testamento non compare la parola “laico”, ma si parla di “credenti”, di “discepoli”, di “fratelli”, dei “santi”, termini applicati a tutti: fedeli laici e ministri ordinati, il Popolo di Dio in cammino.>>. Con questa consapevolezza preghiamo: <<Santo Spirito, fa’ che in ogni battezzato e ad ogni livello e ambito della Chiesa si recuperi una “ecclesiologia integrata”, pastori e laici insieme per l’unica missione…>>. Buon cammino di Quaresima!
P. Antonio Santoro omi