Frammenti di Luce.
<< Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole. Emigrando dall’oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono.
Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro». Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. >> (cfr Gn 11,1-9). La narrazione della costruzione della “Torre di Babele” rappresenta la ricorrente tentazione degli esseri umani di costruirsi un mondo (“una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo ”…) senza Dio, anzi mettendosi al posto di Dio. Non occorre fare grandi studi per rendersi conto che la confusione, le incomprensioni, le divisioni, i conflitti nascono dalla pretesa e dall’arroganza di costruire la citta degli uomini (così pure l’esistenza individuale, familiare, associative …) senza Dio, con i suoi simboli (vedi la torre!). Nelle nostre cosiddette società “progressiste”, a ondate ricorrenti, c’è il tentativo di considerare la fede e le sue manifestazioni come un fatto privato, in modo tutto particolare la fede cristiana. Il tentativo di togliere segni e simboli cristiani (vedi il crocifisso, l’albero di Natale o il presepe, processioni e manifestazioni pubbliche, ecc.) si comprende in questa logica della “Torre di Babele”. Una riflessione serena sulla Storia e sulle singole storie personali, familiari, sociali e politiche … ci insegna che quando viene meno la relazione personale e comunitaria con Dio, quando al linguaggio dell’amore si sostituisce di fatto la forza del potere e la difesa ad oltranza degli interessi di parte, la “città degli uomini” compromette la sua stessa esistenza. L’amore vero è forza che unisce; la fede in Dio-Amore è forza che unisce e fa progredire le relazioni e in ogni ambito. Con questa consapevolezza, preghiamo: <<Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli. Ma il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.>> (Dal Salmo 32/33). Serena Giornata!
P. Antonio Santoro omi