Frammenti di Luce.
<< Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.>> (Gn 3,1-8). Qualche giorno fa abbiamo letto: << E l’Eterno Iddio diede all’uomo questo comandamento: “Mangia pure liberamente del frutto di ogni albero del giardino; ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai”. >> (Gn 2, 16-17). L’albero della conoscenza del bene e del male è simbolo di chi ha la facoltà di definire ciò che è bene e ciò che è male. Dio riserva a sé questa facoltà, perché solo Lui sa quello che è il vero bene della sua creatura. Ma ecco il dramma (o la tragedia!) umano: la donna e l’uomo cedono alla tentazione del diavolo (→ che è colui che divide: sempre!!). Questi presenta sempre la tentazione in modo lusinghiero, quindi bello, attraente agli occhi, buono al gusto… La descrizione di questa tentazione ci fa comprendere la dinamica allettante di ogni altra tentazione. Questa si presenta sempre con un’apparenza di “bene”. Per renderci conto di quanto ci stiamo dicendo propongo di fermarci e ciascuno cerchi di focalizzare l’esperienza di una tentazione non solo percepita ma anche vissuta, quindi assecondata. Purtroppo, ormai da molti e molti decenni è pensiero e convinzione sempre più di massa, che chi determina ciò che è bene o male non è Dio, e neanche la “legge naturale”, ma gli individui e la maggioranza dei loro voti nei parlamenti e nei referendum. La creatura umana, dimenticando, stoltamente, di essere creatura, rivendica autonomia assoluta da Dio e, quindi, si arroga il diritto di stabilire ciò che è lecito (bene) e ciò che non lo è (male). La storia e ciò che accade sotto i nostri occhi, ci insegnano che, quando la creatura si allontana dal suo Creatore, va contro se stessa, stritolata dai suoi stessi ingranaggi ideologici e di potere… La creatura che pecca tende sempre a nascondersi, magari negando l’esistenza di Dio in via teorica o pratica, cioè vivendo come se Dio non esistesse. Con questa consapevolezza e con il desiderio, o almeno la volontà, di convertirci, preghiamo: << Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità» e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. >> (Dal Salmo 31/32). Serena Giornata!
P. Antonio Santoro omi