Frammenti di Luce. 11 Febbraio 2021.
Giornata Mondiale del Malato. << Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.>> (cfr Gen 2,18-25 ). Nel disegno-volontà di Dio, la “solitudine creaturale” dell’<uomo> è destinata ad essere abitata dalla relazione interpersonale e, in modo tutto particolare, dalla relazione uomo-donna nel matrimonio. L’uomo (“ish”) e la donna (“ishshà”) hanno in Dio la loro origine e sono dati come “dono” l’uno all’altra. Il Creatore dona la donna all’uomo come “aiuto che gli corrisponda”, meglio, secondo l’originale ebraico: “Qualcuno che sia come il suo di fronte”, o “che gli stia di fronte”. Quindi una “persona” di pari dignità e della stessa natura, come indica anche il termine “costola”. Dice un insegnamento rabbinico: «Dio non ha creato la donna dalla testa dell’uomo perché fosse la sua dominatrice; non l’ha fatta dal piede perché fosse la sua schiava; ma dalla costola per essergli compagna di uguale dignità e perché sia vicina al suo cuore». “E i due saranno un’unica carne”: Questa “unità dei due” si realizza vivendo la vocazione all’amore, cioè essendo dono l’uno per l’altra, in quanto l’amore è “forza unitiva e feconda”! “Erano nudi e non provavano vergogna”: L’uomo e la donna si guardavano nella purezza trasparente dell’amore reciproco come dono sincero si sé. Si tratta della “nudità” nella condizione dell’innocenza originaria prima del peccato; col peccato, si attiva il desiderio del possesso dell’altro/a e del godimento strumentale ed egoistico dell’altro/a, per questo l’uomo e la donna si guarderanno col velo della “vergogna”… Gesù, coinvolgendoci nel mistero della redenzione ci dona la possibilità e la grazia di poter vivere guardandoci senza vergogna, con “trasparenza”, come al “Principio”… Preghiamo: <<Santo Spirito, ravviva in ogni uomo e ogni donna, in ogni sposo e sposa la vocazione all’amore per realizzare la fondamentale dimensione unitiva e feconda dell’amore…>>. Serena giornata!
P. Antonio Santoro omi