26 Agosto 2019
<< Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. La vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.>> (cfr 1Ts 1,1-5.8b-10).
L’apostolo Paolo scrivendo ai cristiani di Tessalonica (allora in Macedonia, oggi nell’attuale Grecia), mi sembra che metta bene in evidenza ciò che è “credenza” e ciò che è “fede”. La “credenza” riguarda sì Dio e/o i vari idoli, o comunque, spesso un Dio a propria immagine … Questo è anche il rischio della “credenza” di noi cristiani. La “fede” , invece, è accoglienza dell’<Evangelo>, della Buona e Bella Notizia, dell’Evento sconvolgente che è la Persona di Gesù, la sua preesistenza, Divinità, incarnazione, il suo insegnamento che è profondamente umano e divino nello stesso tempo, la sua passione, morte, risurrezione e il suo ritorno nella gloria … La “conversione” consiste sempre nel passaggio, anzi, nell’<esodo> dalla “credenza” nel Dio fatto a mia immagine e dagli idoli, alla “fede” <<nel Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù…>>. La “credenza”, quando va bene, ha come riferimento la legge, le norme (morali, cultuali, giuridiche, canoniche e le consuetudini anche culturali e sociali…) fino alla rigidità del moralismo. Senza la fede, anche i discorsi e i gesti di carità rischiano di essere più un imperativo/obbligo morale che un’esigenza che nasce dalla relazione con Gesù. La “fede”, fa sì che il “credente cristiano” tenga sempre lo “sguardo” fisso sulla Persona di Gesù “dimorando” nella relazione con Lui. In questa relazione impara (viene educato), con convinzione, la conoscenza e la pratica dei valori autentici e l’attenzione concreta alla persona umana. Il “credente cristiano”, è consapevole che quando sbaglia, pecca, non c’è un Dio che ti bastona e ti castiga, ma è lì sempre ad attirarti… E come potrebbe essere altrimenti se ha donato se stesso sulla Croce, per me, per te, per tutti …? Quanto bisogno c’è di purificare la nostra fede da una generica credenza in Gesù Cristo … !!! Allora, ben a ragione, necessita una “conversione continua …<<Santo Spirito, donaci sempre la grazia della conversione dai nostri “idoli” al vero Dio, che ci dona il suo Figlio e con Lui, in Lui e per Lui, solchiamo i sentieri dell’esistenza fino all’Eterna Dimora…>>. Serena giornata! P. Antonio Santoro omi