5 Novembre 2018
<<Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.>> (Filippesi 2, 1-4).
Chi non desidera vivere così, secondo l’accorata esortazione dell’apostolo Paolo? Cosa impedisce ad una comunità coniugale e familiare, ad ogni forma di comunità ecclesiale e civile di vivere nell’attenzione all’altro, nella solidarietà, nella comunione, quindi nella concordia, cioè nell’armonia di un cuore solo? Paolo, indicando delicatamente la malattia, ci offre anche il rimedio: attenti al veleno dell’individualismo che inquina la mente, la nostra affettività, la nostra anima, quindi le nostre azioni e relazioni. La vanità, la rivalità, la difesa ad oltranza dei propri interessi, sono tutti effetti e, nello stesso tempo, causa dell’individualismo nella forma del singolo individuo o nella forma dell’individualismo collettivo di gruppi, famiglie, parentele, imprese, società per azioni, partiti, Stati, rigide appartenenze religiose, ecc. Ogni giorno, ognuno, lì dove si trova a vivere ed operare, è sollecitato a scegliere o a favore dell’individualismo o per la solidarietà e la comunione, quindi per la civiltà o per la conflittualità che prima o poi sfocia in guerra … <<Vieni, Santo Spirito, fa’ che viviamo e ci relazioniamo come persone davvero intelligenti che sappiano vivere e agire sviluppando il seme del dono che l’Eterno Padre ha seminato nel cuore di ogni umana creatura … >>. Buona giornata! P. Antonio