Frammenti di Luce.
14 Novembre 2024. << Fratello, la tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, perché per opera tua i santi sono stati profondamente confortati. Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di ordinarti ciò che è opportuno, in nome della carità piuttosto ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene, lui, che un giorno ti fu inutile, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore. Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso. E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. Io, Paolo, lo scrivo di mio pugno: pagherò io. Per non dirti che anche tu mi sei debitore, e proprio di te stesso! Sì, fratello! Che io possa ottenere questo favore nel Signore; da’ questo sollievo al mio cuore, in Cristo!>> (Fm 7-20 ). In questa brevissima lettera di Paolo a Filemone c’è una comunicazione-comunione che parte dal “cuore” di Paolo e vuole raggiungere il “cuore” di Filemone. Ciò che anima il cuore di Paolo non è la sua autorità di apostolo, ma la libertà che nasce dall’essere «in Cristo», quindi dalla “carità”. Nelle parole del grande apostolo, e nel suo intervento a favore dello schiavo Onesimo, troviamo il principio pratico della rivoluzione cristiana silenziosa della liberazione da ogni forma di schiavitù di ieri e di ogni tempo: tutto sia fatto perché animati dalla “carità”! Nella richiesta di Paolo a Filemone c’è una delicatezza umana (la carità non obbliga, ma rende liberi, «perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario») e una tenerezza quasi materna nei riguardi di Onesimo. Paolo, nella luce del Vangelo di Gesù, ci insegna che le relazioni tra le persone, il rispetto dei “ruoli” sia motivato e animato dalla “carità”. Che principio rivoluzionario ed economicamente anche efficace ed efficiente quando si attua! Con questa consapevolezza, preghiamo: <<Santo Spirito, insegnaci quella fraternità che nasce dalla carità vera, dall’essere «in Cristo» …>>.
Serena giornata! P. Antonio Santoro omi