Frammenti di luce

Frammenti di Luce.

<< In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce…>> (cfr Gv 3,16-21). Altre volte abbiamo meditato su questo brano del Vangelo. Ci ritorniamo ancora perché è molto necessario – un bisogno dell’anima! – ascoltare Gesù che ci rivela il cuore, l’essenziale della fede cristiana: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito …». È l’Amore che dà ragione del mistero della Creazione e della Redenzione. È Dio-Amore che dà senso alla vita di ogni essere umano e alla storia dell’umanità e dell’intero cosmo. <<L’uomo – afferma San Giovanni Paolo II – non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Redentore […] rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso. Questa è – se così è lecito esprimersi – la dimensione umana del mistero della Redenzione. In questa dimensione l’uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore propri della sua umanità. Nel mistero della Redenzione l’uomo diviene nuovamente «espresso» e, in qualche modo, è nuovamente creato. Egli è nuovamente creato! […] L’uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo – non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere – deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrare in Lui con tutto se stesso, deve «appropriarsi» ed assimilare tutta la realtà dell’Incarnazione e della Redenzione per ritrovare se stesso. Se in lui si attua questo profondo processo, allora egli produce frutti non soltanto di adorazione di Dio, ma anche di profonda meraviglia di se stesso. Quale valore deve avere l’uomo davanti agli occhi del Creatore se «ha meritato di avere un tanto nobile e grande Redentore», se «Dio ha dato il suo Figlio», affinché egli, l’uomo, «non muoia, ma abbia la vita eterna» [Gv3,16].>> (Enciclica “Redemptor hominis” 10). Con questa consapevolezza, con San Giovani Paolo II, preghiamo: <<Santo Spirito suscita in noi, «quel profondo stupore riguardo al valore ed alla dignità dell’uomo che si chiama Vangelo, cioè la Buona Novella. Si chiama anche Cristianesimo. Questo stupore che giustifica la missione della Chiesa nel mondo».>>.

 Con questo sguardo pieno di stupore, buon cammino, nella gioia del Cristo Risorto!

 P. Antonio Santoro omi

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