Frammenti di luce

Frammenti di Luce.  Domenica della XXII Settimana del Tempo Ordinario – Anno A.

<< Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.>> (Rm 12,1-2). Paolo, nei capitoli precedenti, dopo aver trattato argomenti di carattere più teologico, dal capitolo 12 offre ai cristiani di Roma – e di ogni luogo e tempo – una serie di esortazioni che seguono a quanto precedentemente esposto. Infatti, nel testo originale, c’è un “dunque” (“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio…), che la versione liturgica omette. Le esortazioni vengono fatte in nome della misericordia di Dio, di cui Paolo ha parlato prima (cfr 11,32). La prima di queste esortazioni è: offrire il proprio “corpo” come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Paolo esorta ad un modo radicalmente nuovo di relazionarsi con Dio; quindi un modo nuovo di manifestare la religiosità, di esprimere il “culto”: non più attraverso l’offerta di cose, soprattutto di sacrifici di animali, ma mediante l’offerta del proprio corpo: questo è il “culto spirituale”. Il culto, cioè, secondo lo Spirito del Risorto, che ci ha salvati mediante l’offerta del proprio Corpo, della sua Persona. “Corpo” infatti sta ad indicare non una parte, ma la persona nell’interezza delle sue dimensioni costitutive: psico-fisica, mentale, spirituale. Alla sequela di Cristo Gesù, il cristiano impara ad offrire/donare tutto se stesso a Dio. “Tutto” di sè, non solo le cose belle e positive, ma “tutto”, anche, e soprattutto, ciò che è negativo (piacevole e spiacevole: pensieri, emozioni, sentimenti, azioni …), perché solo Dio, Amore misericordioso, può trasformare ogni forma di limite e di male in bene. Paolo ci esorta, appunto, “per la misericordia di Dio”! Paolo ci sta formando ad un nuovo culto: è la vita del cristiano, concreta, quotidiana, vissuta nella carità (cioè, “donata” a Lui così come è!), che rende il vero culto a Dio. In quest’ottica, la vita del cristiano è, e deve diventare, una “liturgia”. E potrà essere tale nella misura in cui attinge al supremo “atto liturgico” che è l’Eucaristia: nella celebrazione eucaristica – la Santa Messa! – il Signore Gesù perpetua il dono di sé al Padre per la salvezza di ogni essere umano e dell’intero creato, perché nell’Eucaristia <<viene ripresentato, ossia fatto presente, il mistero della Croce” (Papa Benedetto XVI). Su quella Croce, Cristo Gesù è sacerdote, vittima ed altare. Immersi in quel mistero, per il dono del battesimo, anche noi viviamo il “culto spirituale” col dono del nostro “corpo”, con gli atti della nostra vita quotidiana. Ma per poter vivere in questa nuova dimensione, esorta l’apostolo, non possiamo seguire il modo di sentire, pensare e agire del “mondo”. Occorre lasciarsi “trasformare” (qui ci viene indicato il processo di “conversione” continua…), per imparare a “discernere” la volontà di Dio (cioè il vero ed integrale bene per sé e per gli altri) e viverla. Con questa consapevolezza, preghiamo: <<Santo Spirito, rendici docili ad apprendere e vivere il nuovo “culto spirituale” nel dono del nostro “corpo”, perché la nostra vita sia una “liturgia” quotidiana e continua, nel discernimento della volontà di Dio in un processo continuo di conversione… >>. Serena domenica! P. Antonio Santoro omi

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