Frammenti di luce

Frammenti di Luce.

<<Fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito.>> (1Ts 4,1-8). L’apostolo Paolo indica ai cristiani di ieri e di sempre, un criterio fondamentale per vivere da cristiani e “gustare” la vita in un crescendo di senso, serenità, bellezza: “piacere a Dio”. Dunque non fare le cose per “dovere”, ma per “piacere”. Non ripiegati su se stessi e assecondare i propri impulsi e istinti, ma aperti al “di più” del “dono di sé”, per amore: è una ginnastica continua! Paolo ci indica anche la prima “regola” per piacere a Dio, una regola ricevuta dal Signore Gesù: la nostra “santificazione”!  Pensate un po’: la prima regola, la prima “prescrizione” che Dio ci dà, quindi la sua volontà, è che noi siamo santi! “Santo” significa essere “separato da …” per vivere nell’unione progressiva con Dio. Per vivere in unione-comunione con Dio occorre “uscire” da sé e vivere nella dimensione dell’ “alterità”: con Dio, con se stessi, con gli altri, con le cose. In merito è interessante quello che afferma il biblista Silvano Fausti: << Il vero problema della santità è riconoscere l’alterità e accettare che l’altro è altro; accettare l’altro come altro si chiama misericordia, si chiama amore, mentre l’egoismo assimila l’altro a sé e lo uccide, lo distrugge, lo possiede, lo appiattisce. L’amore, che è l’alterità di Dio, difatti Dio vive di alterità: Padre e Figlio sono altro e questa alterità è il luogo della loro unione, cioè dell’amore, dello Spirito, della vita unica. Così per noi la santità è proprio il vivere l’alterità come luogo di unione e comunione e amore. Ogni alterità, cominciando dall’alterità che è il mio corpo, dall’alterità che sono le cose, dall’alterità che sono le persone. […] La prima cosa per vivere l’alterità è “astenersi dall’impudicizia”, qui in greco c’è “porneia”, probabilmente porneia è la prostituzione che, in fondo, è l’uso dell’altro per il piacere proprio senza rispettare l’altro come persona, quindi è l’azzerare l’alterità. Quindi l’altro è altro anche nel rapporto proprio sessuale, rimane l’altro e non è l’oggetto, non è un semplice strumento del mio piacere: è altro, è persona con tutte le sue dimensioni, con tutto il suo mistero>>. Non è un caso che San paolo afferma: <<Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenente a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!>> (1Cor 6, 19-20). Con la luce che ci viene dalla Parola di Dio, preghiamo: <<Santo Spirito, convertici al dono dell’alterità, per vivere da “santi” nella nostra corporeità e mediante essa, secondo la volontà di Dio…>>. Serena giornata! P. Antonio Santoro omi

Commenti disabilitati su Frammenti di Luce.