Frammenti di luce

Frammenti di Luce. XX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A.

<< In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore», disse la donna, «eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.>> (Mt 15,21-28). Meditando questo brano del Vangelo, il cuore e la mente vanno ai tanti genitori, soprattutto alle tante mamme, con figli/e con disabilità fisiche, mentali, psicoaffettive, spirituali … Quanto dolore… Quanta fatica… Quanta solitudine nelle loro condizioni familiari … Sì, l’attenzione, la sensibilità, la solidarietà verso questo vasto mondo delle persone con disabilità – e le loro famiglie – sono cresciute, ma ancora molto rimane da fare: sì, molto, soprattutto a livello dell’Ente pubblico. Come cristiani sentiamo rivolto a noi il grido di aiuto della donna cananea, non per fare chissà quale miracolo, ma per farsi, in qualche modo, compagni di viaggio, solidali con singole persone e famiglie che sperimentano, in diverso modo, la “disabilità”. Rispondere a quel “grido” è una grande “opera di misericordia”. Lo sappiamo tutti: Quanto bene si riuscirebbe a fare, in ogni ambito e situazione di vita, se tutti si parlasse di meno e si operasse di più … Gesù ammira ed elogia la “grande fede” di quella donna “cananea”, cioè pagana. In merito, mi piace condividere una riflessione di Papa Francesco. << Quale è la fede grande? La fede grande è quella che porta la propria storia, segnata anche dalle ferite, ai piedi del Signore domandando a Lui di guarirla, di darle un senso. Ognuno di noi ha la propria storia e non sempre è una storia pulita; tante volte è una storia difficile, con tanti dolori, tanti guai e tanti peccati. Cosa faccio, io, con la mia storia? La nascondo? No! Dobbiamo portarla davanti al Signore: “Signore, se Tu vuoi, puoi guarirmi!”. Questo è quello che ci insegna questa donna, questa brava madre: il coraggio di portare la propria storia di dolore davanti a Dio, davanti a Gesù; toccare la tenerezza di Dio, la tenerezza di Gesù. Facciamo, noi, la prova di questa storia, di questa preghiera: ognuno pensi alla propria storia. Sempre ci sono delle cose brutte in una storia, sempre. Andiamo da Gesù, bussiamo al cuore di Gesù e diciamoGli: “Signore, se Tu voi, puoi guarirmi!”. E noi potremo fare questo se abbiamo sempre davanti a noi il volto di Gesù, se noi capiamo come è il cuore di Cristo: un cuore che ha compassione, che porta su di sé i nostri dolori, che porta su di sé i nostri peccati, i nostri sbagli, i nostri fallimenti. Ma è un cuore che ci ama così, come siamo, senza trucco. “Signore, se Tu vuoi, puoi guarirmi!”. E per questo è necessario capire Gesù, avere familiarità con Gesù. E torno sempre al consiglio che vi do: portate sempre un piccolo Vangelo tascabile e leggete ogni giorno un passo.>> (Angelus, 16 agosto 2020). Anche noi, con umiltà, impariamo da quella donna non ebrea, non cristiana, ma pagana, la bella preghiera di totale fiducia in Gesù e, come lei, preghiamo: << Signore, se Tu vuoi, puoi guarirmi!>>. Serena domenica! P. Antonio Santoro omi

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