Frammenti di luce

Frammenti di Luce.

 Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, Solennità – Anno A.  << In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».>> (Gv 6,51-58). Condivido qualche spunto di riflessione di Sant’ Agostino  relativamente al Vangelo di oggi. <<17. “Poiché la mia carne è un vero cibo e il mio sangue vera bevanda” (Gv 6, 56). Quello che gli uomini bramano mediante il cibo e la bevanda, di saziare la fame e la sete, non lo trovano pienamente se non in questo cibo e in questa bevanda, che rendono immortali e incorruttibili coloro che se ne nutrono, facendone la società dei santi, dove sarà la pace e l’unità piena e perfetta. È per questo che, come prima di noi hanno capito gli uomini di Dio, il Signore nostro Gesù Cristo ci offre il suo corpo e il suo sangue, attraverso elementi dove la molteplicità confluisce nell’unità. Il pane, infatti, si fa con molti chicchi di frumento macinati insieme, e il vino con molti acini d’uva spremuti insieme. 18. Finalmente il Signore spiega come avvenga ciò di cui parla, e in che consista mangiare il suo corpo e bere il suo sangue: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in lui” (Gv 6, 57). Mangiare questo cibo e bere questa bevanda, vuol dire dimorare in Cristo e avere Cristo sempre in noi. Colui invece che non dimora in Cristo, e nel quale Cristo non dimora, né mangia la sua carne né beve il suo sangue, ma mangia e beve a propria condanna un così sublime sacramento, essendosi accostato col cuore immondo ai misteri di Cristo, che sono ricevuti degnamente solo da chi è puro; come quelli di cui è detto: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5, 8).>> (Dal “Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 26, 17. 18). Con Sant’Agostino, preghiamo: << O sacramento di pietà, o segno di unità, o vincolo di carità! Chi vuol vivere, ha dove vivere, ha donde attingere la vita. Si accosti, creda, sarà incorporato, sarà vivificato. >> (Dal “Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 26). Ricordandovi nella S. Messa, Buona festa!

 P. Antonio Santoro omi

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