Frammenti di Luce. 4 Aprile 2022.
<< In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».>> (cfr Gv 8,12-20). Oggi ascoltiamo e accogliamo la testimonianza sulla “sofferenza necessaria”, quindi del valore salvifico del dolore, di Léon Bloy (1846-1917), giornalista e scrittore francese, convertitosi alla fede cattolica. Da “Il dolore nostro fratello”: << Il dolore è una grazia che non abbiamo meritato. Io dico che qualcuno mi ama quando accetta di soffrire con me. Altrimenti egli è un usuraio che vuole installare nel mio cuore il suo vile commercio. … Il dolore è la grande parola! … Il dolore è necessario… La mia vita è stata eccezionalmente dolorosa. Dalla mia infanzia non ricordo d’aver cessato di soffrire in tutti i modi, e spesso con un eccesso incredibile. Ho molto spesso meditato sulla sofferenza. Mi sono persuaso che non c’è che questo di soprannaturale quaggiù. Noi siamo tutti dei miserabili e dei devastati, perché pochi uomini sono capaci di guardare nel fondo del loro abisso… Ah, sì, sono passato attraverso terribili dolori, ho conosciuto la “vera” disperazione e mi sono lasciato cadere nelle sue mani di modellatrice di bronzo. Ma, per carità, non crediate che io sia tanto straordinario. Il mio caso sembra eccezionale solo perché m’è stato dato di sentire, meglio di qualche altro, l’indicibile desolazione dell’amore … Il dolore non è il nostro fine ultimo, è la felicità il nostro fine ultimo. Il dolore ci conduce per mano alla soglia della vita eterna. L’uomo che non soffre o che non vuole soffrire è un figlio diseredato dal Figlio di Dio che sposò il dolore, perché solo colui che accetta di soffrire può intravedere la pace della sua anima. Come far capire che a una certa altezza gioia e dolore sono la stessa cosa, e che un’anima eroica li colloca agevolmente sullo stesso piano? Un cristiano che non vuol soffrire con Gesù è un borghese comodamente sdraiato con la pancia piena, che assiste dalla sua poltrona, con voluttuoso dilettantismo di compiacenza, al supplizio di un innocente che muore per lui. La felicità è il martirio, la somma felicità in questo modo, il solo bene invidiabile e desiderabile. Essere fatto a pezzi, essere bruciato vivo, ingoiare piombo fuso per amore di Gesù Cristo! Per quanto folle possa sembrarvi, io sono, in realtà, un obbediente e un tenero. Le mie pagine più veementi furono scritte per amore e spesso con lacrime d’amore, in ore di pace indicibili.>>. In un clima di ascolto ed accoglienza di questa testimonianza, preghiamo: <<Santo Spirito fa’ che scopriamo e viviamo il valore del dolore vissuto con e per amore, sorgente di vera, duratura pace…>>. Buon cammino di Quaresima!
P. Antonio Santoro omi