Frammenti di Luce. 12 Marzo 2022.
<< Mosè parlò al popolo, e disse: «Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme. Osservale e mettile in pratica con tutto il cuore e con tutta l’anima. Tu hai sentito oggi il Signore dichiarare che egli sarà Dio per te, ma solo se tu camminerai per le sue vie e osserverai le sue leggi, i suoi comandi, le sue norme e ascolterai la sua voce. Il Signore ti ha fatto dichiarare oggi che tu sarai il suo popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi. Egli ti metterà, per gloria, rinomanza e splendore, sopra tutte le nazioni che ha fatto e tu sarai un popolo consacrato al Signore, tuo Dio, come egli ha promesso». >> (cfr Dt 26,16-19). Giobbe: Il giusto sofferente. * Giobbe rappresenta l’espressione più viva e drammatica dell’interrogativo sulla sofferenza umana. La singolare esperienza di Giobbe evidenzia alcuni aspetti importanti del problema della sofferenza. * Primo. Giobbe soffre – dicono i suoi tre vecchi amici che vanno a trovarlo -perché ha commesso qualche colpa grave. La sofferenza, quindi, è interpretata come pena per un peccato commesso, cioè per una trasgressione della legge dell’antica alleanza; per cui, <<al male morale del peccato corrisponde la punizione>> (Salvifici Doloris 10). Questa stessa convinzione – nota S. Giovanni Paolo II – << si trova anche nella coscienza morale dell’umanità: l’ordine morale oggettivo richiede una pena per la trasgressione, per il peccato e per il reato. La sofferenza appare, da questo punto di vista, come un “male giustificato”>> (SD 10). * Secondo aspetto. La situazione di Giobbe però è ben diversa. Egli soffre nonostante sia innocente. <<Giobbe – afferma S. Giovanni Paolo II – contesta (ai suoi amici) la verità del principio che identifica la sofferenza con la punizione del peccato… La sua è sofferenza di un innocente; deve essere accettata come un mistero, che l’uomo non è in grado di penetrare fino in fondo con la sua intelligenza>> (SD 11). Per cui << e è vero che la sofferenza ha un senso come punizione, quando è legata alla colpa, non è vero, invece, che ogni sofferenza sia conseguenza della colpa ed abbia carattere di punizione.>> (SD 11). * Terzo aspetto. Giobbe in quanto giusto è chiamato a vivere la sua sofferenza come una “prova”: << Il Signore acconsente a provare Giobbe con la sofferenza, lo fa per dimostrarne la giustizia>> (SD 11), cioè la rettitudine e la santità di vita. * Quarto aspetto. Il libro di Giobbe non dà soluzione al problema della sofferenza sebbene lo ponga in modo acuto. * Per una risposta definitiva all’interrogativo sulla sofferenza occorre volgere lo sguardo verso Gesù Crocifisso, espressione più alta della rivelazione dell’amore misericordioso di Dio alla sua creatura umana. Con la liturgia di oggi, possiamo pregare: << Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore. Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore.>> (Dal Salmo 118/119). Buon cammino di Quaresima!
P. Antonio Santoro omi