Frammenti di luce

Frammenti di Luce. 11 Marzo 2022.

<< Così dice il Signore Dio: «Se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso e osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?».>> (cfr Ez 18,21-28).“Rapporto tra sofferenza e male”. *Porsi l’interrogativo sul “perché” della sofferenza provoca un’altra domanda affine: Perché il male? E più precisamente: Cos’è il male? * L’Antico Testamento non disponeva di un termine specifico per indicare la “sofferenza”. Perciò definiva come “male” tutto ciò che l’uomo sperimentava come sofferenza (cfr Salvifici Doloris 7), stabilendo quindi un’identità tra sofferenza e male. Nel Nuovo Testamento, invece, grazie al termine greco “pasko” (sono affetto da … , provo una sensazione, soffro) << la sofferenza non è più identificabile col male (oggettivo), ma esprime una situazione nella quale l’uomo prova il male e, provandolo diventa soggetto di sofferenza>> (SD 7). S. Giovanni Paolo II, alla luce sia della storia dell’umanità, sia della rivelazione biblica che della teologia cristiana, afferma: <<L’uomo soffre, allorquando sperimenta un qualsiasi male… L’uomo soffre a causa del male, che è una certa mancanza, limitazione o distorsione del bene. Si potrebbe dire che l’uomo soffre a motivo di un bene al quale egli non partecipa, dal quale viene, in un certo senso, tagliato fuori, o del quale egli stesso si è privato. Soffre in particolare quando «dovrebbe» aver parte – nell’ordine normale delle cose – a questo bene, e non l’ha. Cosi dunque nel concetto cristiano la realtà della sofferenza si spiega per mezzo del male, che è sempre, in qualche modo, in riferimento ad un bene.>> (SD 7). La rivelazione biblica illumina la ricerca umana quando svela che il “male” affonda le sue “radici trascendentali” nel peccato e nella morte. Queste “radici” costituiscono la base sia della sofferenza esistenziale che metafisica dell’uomo (cioè riguarda il suo stesso essere), sia dell’offuscamento o della perdita del senso della vita e della morte. Pensando al mondo della sofferenza, S. Giovanni Paolo II, già nel 1984, metteva in guardia l’umanità dalla minaccia di una guerra nucleare: << A sua volta, la seconda metà del nostro secolo – quasi in proporzione agli errori ed alle trasgressioni della nostra civiltà contemporanea – porta in sé una minaccia così orribile di guerra nucleare, che non possiamo pensare a questo periodo se non in termini di un accumulo incomparabile di sofferenze, fino alla possibile auto-distruzione dell’umanità. In questo modo quel mondo di sofferenza, che in definitiva ha il suo soggetto in ciascun uomo, sembra trasformarsi nella nostra epoca – forse più che in qualsiasi altro momento – in una particolare « sofferenza del mondo »: del mondo che come non mai è trasformato dal progresso per opera dell’uomo e, in pari tempo, come non mai è in pericolo a causa degli errori e delle colpe dell’uomo.>> (SD 8). Con la liturgia di oggi, con fiducia e speranza, preghiamo: << Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica.>> (Dal Salmo 129/130). Buon cammino di Quaresima!

P. Antonio Santoro omi

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