FORMAZIONE

Oasi della Misericordia – Domenica 20 Febbraio 2022

5° Incontro di Formazione:

Gesù rivela il volto misericordioso del Padre

P. Antonio Santoro omi

Premessa

     “Misericordia”: un “tema” centrale nella Bibbia, ma caduto in oblìo  nella teologia sistematica; non così nella spiritualità e la mistica cristiana, che sono più avanti  (cfr KASPER W. , MISERICORDIA Concetto fondamentale del vangelo – Chiave della vita cristiana, Queriniana, Brescia, 2013, p. 3).

*Dunque, come spesso, o forse sempre accade, il vissuto evangelico precede la riflessione sistematica.

      Nel discernimento dei “segni dei tempi”

*«Dopo tutte le terribili esperienze del XX secolo e dopo quelle dell’appena iniziato XXI secolo la questione della misericordia di Dio e degli uomini misericordiosi è oggi più urgente che mai» (Kasper, op. cit. , p. 14).

* Finalità dei nostri incontri formativi.  Parliamo di finalità e non di obiettivi perchè la finalità va ben oltre i singoli obietti limitati nel tempo e nello spazio. Le finalità, dunque, degli incontri formativi, di ogni altra iniziativa ed attività e della stessa Oasi della Misericordia, si racchiudono nella preghiera che San Giovanni Paolo II fece il giorno della Canonizzazione di S. Faustina (30 aprile 2000): <<Tu, Faustina, dono di Dio al nostro tempo, dono della terra di Polonia a tutta la Chiesa, ottienici di percepire la profondità della divina misericordia, aiutaci a farne esperienza viva e a testimoniarla ai fratelli. Il tuo messaggio di luce e di speranza si diffonda in tutto il mondo, spinga alla conversione i peccatori, sopisca le rivalità e gli odi, apra gli uomini e le nazioni alla pratica della fraternità. Noi oggi fissando lo sguardo con te sul volto di Cristo risorto, facciamo nostra la tua preghiera di fiducioso abbandono e diciamo con ferma speranza: Gesù, confido in Te”!>>.

* [Vangelo: Luca15, 1- 3. 11-32.  (Diario1486, 367,1728), (Diario1448).]

* Il VOLTO: Manifesta la persona e la sua appartenenza. Il “volto” rivela, in qualche modo, le “radici”. Volto come “icona”: Cristo è “icona” del Dio invisibile.  (Col 1,15).

In questa prospettiva, guardando il volto di Gesù, certamente per Lui vale il detto che << il volto è lo specchio dell’anima>>. Specchio di quell’<<anima una>> che è la Trinità, Dio-Amore-Misericordia.

* Cosa Gesù dice del Padre e del suo rapporto col Padre.

– Gv 14, 6- 9: <<6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7 Se avete conosciuto me, conoscerete anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l’avete visto». 8 Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gesù gli disse: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: “Mostraci il Padre”?>>.

– Gv 17, 20-23: << 20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. 22E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.>>.

* Cristo come immagine di Dio.

– Gv 1,18: << Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere.>>.

 Gv 5,19: << Gesù quindi rispose e disse loro: «In verità, in verità vi dico che il Figlio non può da se stesso fare cosa alcuna, se non ciò che vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa ugualmente.>>.

Gv 7,16: << Gesù rispose loro: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato.>>.

GV 8,28-29: <<28 Gesù dunque disse loro: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono, e che non faccio nulla da me, ma dico queste cose come il Padre mi ha insegnato. 29 E colui che mi ha mandato è con me; egli non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli piacciono».>>.

 Gv 12,49: << Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare>>.

Gv 17,5.24: << 5.Ora, o Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima che il mondo esistesse. 24.Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data; poiché mi hai amato prima della fondazione del mondo.>>.

2Cor 3,18-4,4: <<3,18 E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito. 4,1 Perciò, avendo noi tale ministero in virtù della misericordia che ci è stata fatta, non ci perdiamo d’animo; 2 al contrario, abbiamo rifiutato gli intrighi vergognosi e non ci comportiamo con astuzia né falsifichiamo la parola di Dio, ma rendendo pubblica la verità, raccomandiamo noi stessi alla coscienza di ogni uomo davanti a Dio. 3 Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, 4 per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio.>>.

Rom 8,29: >>Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli.>

Col 1,10. 15: << 9 Perciò anche noi, da quando abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale, 10 perché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio. Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura>>.

* La manifestazione del Figlio è la conoscenza del Padre

Ufficio delle letture, Mercoledì – I Settimana del Tempo Ordinario – I Settimana del Salterio.

Dal trattato «Contro le eresie» di sant’Ireneo ( Smirne, nell’attuale urchia, 130 – Lione202), vescovo (Lib. IV, 6, 3. 5. 6. 7; SC 100, 442. 446. 448. 454):

La manifestazione del Figlio è la conoscenza del Padre.

    <<Nessuno può conoscere il Padre senza il Verbo di Dio, cioè senza la rivelazione del Figlio, né alcuno può conoscere il Figlio senza la benevolenza del Padre. Il Figlio, poi, porta a compimento la benevolenza del Padre; infatti il Padre manda, mentre il Figlio è mandato e viene. Il Verbo conosce il Padre, per quanto invisibile e indefinibile per noi, e anche se è inesprimibile, viene da lui espresso. A sua volta, poi, solo il Padre conosce il suo Verbo.    Questa mutua relazione fra le Persone divine ci è stata rivelata dal Signore.
   Il Figlio con la sua manifestazione ci dà la conoscenza del Padre. Infatti la conoscenza del Padre viene dalla manifestazione del Figlio: tutto viene manifestato per mezzo del Verbo. Ora il Padre ha rivelato il Figlio allo scopo di rendersi manifesto a tutti per mezzo di lui, e di accogliere nella santità, nell’incorruttibilità e nel refrigerio eterno coloro che credono a lui. Credere a lui, poi, è fare la sua volontà.
   Il Verbo per la sua stessa natura rivela Dio creatore, per mezzo del mondo il Signore creatore del mondo, per mezzo della creatura l’artefice che l’ha plasmata, e per mezzo della sua condizione di Figlio rivela quel Padre che ha generato il Figlio. Certo tutti discutono allo stesso modo queste verità, ma non tutti vi credono allo stesso modo. Così il Verbo predicava se stesso e il Padre, per mezzo della Legge e dei Profeti, e tutto il popolo ha sentito allo stesso modo, ma non tutti hanno creduto allo stesso modo.   Il Padre era manifestato per mezzo dello stesso Verbo reso visibile e palpabile, quantunque non tutti vi credessero allo stesso modo; ma tutti videro il Padre nel Figlio: infatti il Padre è la realtà invisibile del Figlio, come il Figlio è la realtà visibile del Padre.    Il Figlio, poi, mettendosi al servizio del Padre, porta a compimento ogni cosa dal principio alla fine, e senza di lui nessuno può conoscere Dio. Conoscere il Figlio è conoscere il Padre. La conoscenza del Figlio viene a noi dal rivelarsi del Padre attraverso il Figlio. Per questo il Signore diceva: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Mt 11, 27). «Lo voglia rivelare»: infatti non fu detto soltanto per il futuro, come se il Verbo abbia cominciato a rivelare il Padre quando nacque da Maria, ma vale in generale per tutti i tempi. Infatti fin da principio il Figlio, vicino alla creatura da lui plasmata, rivela a tutti il Padre, a chi vuole, quando vuole e come vuole il Padre.    La nostra fede è questa: In tutto e per tutto non c’è che un solo Dio Padre, un solo Verbo, un solo Spirito e una sola salvezza per tutti quelli che credono nel Dio uno e trino.>>.

Misericordia: Cuore della Redenzione

Lectio divina sulla parabola del Padre ricco di misericordia: Luca 15, 1- 3. 11- 32

«1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. 3 Allora egli disse loro questa parabola: 11 «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. 25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Contesto immediato. Gesù narra la parabola del Padre ricco di misericordia e quelle della pecora perduta e della dramma ritrovata, come risposta-insegnamento a quegli scribi e farisei che criticano il suo operato, soprattutto per il fatto che egli riceve i peccatori e mangia con loro (Lc 15, 2b). Chiara testimonianza, questa di Gesù, dell’amore di Dio verso i peccatori, il quale non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.

Spunti per stimolare la riflessione (personale, in gruppo, ma sarebbe bello e utile, anche in coppia e in famiglia)

* Gesù nella parabola ci svela il “volto” e, ancor più, il “cuore” di Dio come Padre «fedele alla sua paternità, fedele a quell’amore, che da sempre elargiva al proprio figlio» (San Giovanni Paolo II, Dives in misericordia 6). Ma il “volto” e il “cuore” del Padre sono rivelati nella persona del Figlio Gesù: «Filippo, chi vede me vede il Padre» (Gv 14,9).

* L’ essenza stessa della divina misericordia viene espressa in modo trasparente nella parabola del “Padre ricco di misericordia”, anche se la parola “misericordia” non compare nel racconto evangelico. Ciò mette in evidenza quanto sia importante la testimonianza fatta di gesti semplici più che le parole …

* La “misericordia” del Padre, nel suo vero e proprio significato «non consiste soltanto nello sguardo, fosse pure il più penetrante e compassionevole, rivolto verso il male morale, fisico o materiale: la misericordia si manifesta nel suo aspetto vero e proprio, quando rivaluta, promuove e trae il bene da tutte le forme di male, esistenti nel mondo e nell’uomo. Così intesa, essa costituisce il contenuto fondamentale del messaggio messianico di Cristo e la forza costitutiva della sua missione» (DM6). Parole decisive per un’autentica conversione e per la nuova evangelizzazione.

* Rientrò in se stesso: Il figliol prodigo vive il dramma della dignità perduta e, poi, ritrovata. Vive il tormento della «coscienza della figliolanza sciupata» (DM 5). In una condizione di limite e di peccato, il figlio – così l’uomo di ogni tempo e in ogni condizione – “rientrando in sé” riscopre – per l’azione misteriosa della grazia – come riflesso nel suo cuore, il “volto” del Padre, quell’ “immagine” offuscata, imbrattata e, in qualche modo negata. Ora riscopre quel Padre che è più intimo a sé di se stesso. I tempi, i modi, gli strumenti, le mediazioni umane e di grazia, le circostanze, l’intensità, la profondità, la durata dell’elaborazione in Dio di questo “dramma”, sono propri a ciascuno.

* Nell’interiorità così vissuta anche l’esperienza del dolore e del peccato acquistano significato e vengono trasformate in opportunità ed esperienze di grazia e perfino di gioia (cfr Rom 8, 28 – 30: “Tutto concorre al bene …”).

* Commosso[1]: Con questo aggettivo Gesù manifesta l’amore del Padre carico di tenerezza e di affetto che si coinvolge sin nella parte più profonda di sé, amando così con cuore paterno e materno insieme.

* Una relazione immatura col Padre: Entrambi i figli non avevano conosciuto il vero volto e cuore del Padre… La loro relazione col padre è caratterizza dalla ribellione per il figlio minore, e dal dovere ed obbedienza infantile per il figlio maggiore. «Entrambe queste forme si superano attraverso l’esperienza della misericordia» (Benedetto XVI, Angelus, 14 marzo 2010). Il Padre, invece, testimonia l’amore misericordioso e stimola l’amore filiale e fraterno oltre ogni diritto, dovere, mentalità, immaturità, limite e peccato.

* Il perdono, come esperienza dell’amore di misericordia, è la chiave per giungere ad un rapporto maturo con Dio – che sia “veramente filiale e libero” – ma anche ad una maturità umana di relazione con sé e con gli altri.

* L’esperienza della misericordia ricevuta, accolta e donata ci rende davvero figli di Dio e fratelli tra di noi.

* La comunione autentica (con Dio e con gli altri), per essere tale, prima o poi, passa per l’esperienza, sempre inedita, del perdono-amore di misericordia.

* Tappe di un cammino con Dio. Gesù, rivelandoci il volto del Padre misericordioso, c’introduce in una conoscenza-esperienza diversa di Dio (rispetto ad una relazione immatura) che «si costruisce attraverso una storia, analogamente a quanto accade ad ogni figlio con i propri genitori: all’inizio dipende da loro; poi rivendica la propria autonomia; e infine – se vi è un positivo sviluppo – arriva ad un rapporto maturo, basato sulla riconoscenza e sull’amore autentico. In queste tappe possiamo leggere anche momenti del cammino dell’uomo nel rapporto con Dio. Vi può essere una fase che è come l’infanzia: una religione mossa dal bisogno, dalla dipendenza. Via via che l’uomo cresce e si emancipa, vuole affrancarsi da questa sottomissione e diventare libero, adulto, capace di regolarsi da solo e di fare le proprie scelte in modo autonomo, pensando anche di poter fare a meno di Dio. Questa fase, appunto, è delicata, può portare all’ateismo, ma anche questo, non di rado, nasconde l’esigenza di scoprire il vero volto di Dio. Per nostra fortuna, Dio non viene mai meno alla sua fedeltà e, anche se noi ci allontaniamo e ci perdiamo, continua a seguirci col suo amore, perdonando i nostri errori e parlando interiormente alla nostra coscienza per richiamarci a sé». (Benedetto XVI).

→Per il lavoro personale suggerisco due modalità (che sarebbe bene farle entrambi in momenti diversi):

☺ Esercizio della lectio divina: Atteggiamento: Lasciati interpellare dalla Parola: essa è per te, qui ed ora.

  • Cosa dice il testo in sé (lectio). Evidenzio parole e/o frasi che più mi colpiscono.
  • Cosa dice a te (meditatio). C’è qualcosa del mio vissuto che mi pesa … mi sento colpevole per … Dio, ricco di misericordia, in questo racconto mi sta dicendo che egli trae il bene dal mio vissuto di debolezza, fragilità, peccato … così pure dal vissuto di altri: familiari, parenti, amici, colleghi, ecc … Sento che solo Dio può farmi dono di amare in modo misericordioso me stesso/a e gli altri.
  • Cosa tu dici a Dio (oratio). Ti consegno il mio dubbio e le mie resistenze nel credere e nell’accogliere la tua misericordia; così pure la fatica di esser misericordioso con me e con gli altri. Esprimo la mia gratitudine per essere oggetto della misericordia divina. Invoco la grazia di un amore di misericordia pregando:Padre nostro.
  • Quale impegno ti suggerisce lo Spirito (actio). Per esempio: la “terapia del positivo”! Esercitati a vedere il positivo in te e in chi ordinariamente contatti, dentro e fuori casa; osserva la bellezza della natura. Una confessione sacramentale almeno mensile. Una o più opere di misericordia spirituale e corporale (Le sette opere di misericordia corporale: 1. Dar da mangiare agli affamati; 2. Dar da bere agli assetati;  3. Vestire gli ignudi; 4. Alloggiare i pellegrini; 5. Visitare gli infermi; 6. Visitare i carcerati;7. Seppellire i morti. Le sette opere di misericordia spirituale: 1. Consigliare i dubbiosi; 2. Insegnare agli ignoranti; 3. Ammonire i peccatori; 4. Consolare gli afflitti; 5. Perdonare le offese; 6. Sopportare pazientemente le persone moleste; 7. Pregare Dio per i vivi e per i morti).

♥  Esercizio della contemplazione dell’icona evangelica

Fermati! Respira in modo consapevole e lento. In un clima di silenzio, chiudi gli occhi e concentrati sull’icona evangelica di quell’abbraccio tra il Padre e il figlio. Non fermarti sui particolari dell’intero racconto. Non esprimere giudizi di valore sull’immagine. Contempla l’immagine. Lascia che penetri dentro di te e impregni la tua mente, la tua memoria, il tuo cuore, la tua affettività.  Non opporre resistenza ai tuoi pensieri, né ai sentimenti, né alle tue emozioni. Osservali e lasciali fluire … Lascia che l’immagine ti riscaldi il cuore. Lascia che la contemplazione ti trasformi facendoti una sola cosa con l’immagine: così, il mistero racchiuso in quell’immagine rivive in te. Sii paziente, non assecondare una certa frenesìa, sappi attendere contemplando l’immagine. Prima di concludere, formula una preghiera.

Cristo Gesù è il volto della misericordia di Dio Padre

Dalla Misericordiae vultus di Papa Francesco:

<<1. Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth. Il Padre, «ricco di misericordia» (Ef 2,4), dopo aver rivelato il suo nome a Mosè come «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6), non ha cessato di far conoscere in vari modi e in tanti momenti della storia la sua natura divina. Nella «pienezza del tempo» (Gal 4,4), quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza, Egli mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona [Dei Verbum, 4] rivela la misericordia di Dio.

2. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato. 3. Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti.>>[2].

La Missione della Chiesa sempre ed in particolare nel nostro tempo:

Annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo

Questa vuole essere anche la missione dell’Oasi della Misericordia, gestita dall’Associazione “Dives in Misericordia” con la presenza e la collaborazione delle Suore della Congregazione della B. Vergine Maria della Misericordia.  

<<La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. La Sposa di Cristo fa suo il comportamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno. Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale. È determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia. Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre. La prima verità della Chiesa è l’amore di Cristo. Di questo amore, che giunge fino al perdono e al dono di sé, la Chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini. Pertanto, dove la Chiesa è presente, là deve essere evidente la misericordia del Padre. Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia.>>[3] .

Quanto Papa Francesco dice dell’Anno Giubilare sulla Misericordia, vale sempre per la missione della Chiesa in ogni tempo, luogo e persone in qualunque condizione si trovino.

<<Un Anno Santo straordinario, dunque, per vivere nella vita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi. In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita. La Chiesa sente in maniera forte l’urgenza di annunciare la misericordia di Dio. La sua vita è autentica e credibile quando fa della misericordia il suo annuncio convinto. Essa sa che il suo primo compito, soprattutto in un momento come il nostro colmo di grandi speranze e forti contraddizioni, è quello di introdurre tutti nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di Cristo. La Chiesa è chiamata per prima ad essere testimone veritiera della misericordia professandola e vivendola come il centro della Rivelazione di Gesù Cristo. Dal cuore della Trinità, dall’intimo più profondo del mistero di Dio, sgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia. Questa fonte non potrà mai esaurirsi, per quanti siano quelli che vi si accostano. Ogni volta che ognuno ne avrà bisogno, potrà accedere ad essa, perché la misericordia di Dio è senza fine. Tanto è imperscrutabile la profondità del mistero che racchiude, tanto è inesauribile la ricchezza che da essa proviene. In questo Anno Giubilare la Chiesa si faccia eco della Parola di Dio che risuona forte e convincente come una parola e un gesto di perdono, di sostegno, di aiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e perdonare. La Chiesa si faccia voce di ogni uomo e ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta: «Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre» (Sal 25,6).>>[4].

*Sacerdote: pastore di misericordia: << Con il Battesimo aggregherete nuovi fedeli al popolo di Dio; con il sacramento della Penitenza rimetterete i peccati in nome di Cristo e della Chiesa. E qui voglio fermarmi e chiedervi, per l’amore di Gesù Cristo: non stancatevi mai di essere misericordiosi! Per favore! Abbiate quella capacità di perdono che ha avuto il Signore, che non è venuto a condannare, ma a perdonare! Abbiate misericordia, tanta! E se vi viene lo scrupolo di essere troppo “perdonatori”, pensate a quel santo prete del quale vi ho parlato, che andava davanti al tabernacolo e diceva: “Signore, perdonami se ho perdonato troppo. Ma sei tu che mi hai dato il cattivo esempio!”. E io vi dico, davvero: a me fa tanto dolore quanto trovo gente che non va più a confessarsi perché è stata bastonata, sgridata. Hanno sentito che le porte delle chiese gli si chiudevano in faccia! Per favore, non fate questo: misericordia, misericordia! Il buon pastore entra per la porta e la porta della misericordia sono le piaghe del Signore: se voi non entrate nel vostro ministero per le piaghe del Signore, non sarete buoni pastori.>>[5].

Dal Diario di Santa Faustina Kowalska

Diario 367. Una volta Gesù mi fece conoscere che quando Lo prego per qualche intenzione, che talvolta mi viene raccomandata, è sempre pronto a concedere le Sue grazie, solo che non sempre le anime le vogliono accettare: « Il Mio Cuore è stracolmo di tanta Misericordia per le anime e soprattutto per i poveri peccatori. Oh! se riuscissero a capire che Io sono per loro il migliore dei Padri; che per loro è scaturito dal Mio Cuore Sangue ed Acqua, come da una sorgente strapiena di Misericordia; che per loro dimoro nel tabernacolo e come Re di Misericordia desidero colmare le anime di grazie, ma non vogliono accettarle. Vieni almeno tu il più spesso possibile a prendere le grazie che essi non vogliono accettare e con ciò consolerai il Mio Cuore. Oh! quanto è grande l’indifferenza delle anime per tanta bontà, per tante prove d’amore! Il Mio Cuore è ripagato solo con ingratitudine e trascuratezza da parte delle anime che vivono nel mondo. Hanno tempo per ogni cosa; per venire da Me a prendere le grazie non hanno tempo. E perciò Mi rivolgo a voi, a voi, anime elette! Anche voi non comprendete l’amore del Mio Cuore? E anche qui è rimasto deluso il Mio Cuore. Non trovo il completo abbandono al Mio amore. Tante riserve! Tanta diffidenza! Tanta cautela! Per tua consolazione ti dirò che ci sono anime che vivono nel mondo, che Mi amano sinceramente; dimoro nei loro cuori con delizia. Ma non sono molte. Anche nei conventi ci sono tali anime che riempiono di gioia il Mio Cuore; in esse sono impressi i Miei lineamenti e per questo il Padre Celeste guarda a loro con un compiacimento particolare. Esse saranno la meraviglia degli angeli e degli uomini. Il loro numero è molto piccolo. Esse costituiscono una difesa di fronte alla giustizia del Padre Celeste ed impetrano la Misericordia per il mondo. L’amore di queste anime ed il loro sacrificio mantengono l’esistenza del mondo. Quello che ferisce più dolorosamente il Mio Cuore è l’infedeltà di un anima che Io ho scelto in modo particolare. Quelle infedeltà sono come lame taglienti che trafiggono il Mio Cuore ».

Diario1446-1448. Il Signore mi ha detto: «Non deve interessarti per niente come si comportano gli altri; tu comportati come ti ordino Io. Devi essere una Mia copia vivente tramite l’amore e la Misericordia». Risposi: « Ma, Signore, abusano spesso della mia bontà ». «Non importa, figlia Mia, non te ne curare, tu sii sempre misericordiosa con tutti e specialmente con i peccatori». «Quanto mi addolora che le anime si uniscano così poco a Me nella santa Comunione! Attendo le anime ed esse sono indifferenti per Me. Le amo con tanta tenerezza e sincerità ed esse non si fidano di Me. Voglio colmarle di grazie, ma esse non vogliono riceverle. Trattano con Me come con una cosa inerte eppure ho un cuore pieno d’amore e di Misericordia. Affinché tu possa conoscere almeno un po’ il Mio dolore, pensa alla più tenera delle madri, che ama molto i suoi figli, ma i figli disprezzano l’amore della madre. Immagina il suo dolore, nessuno riuscirà a consolarla. Questa è un’immagine ed una pallida somiglianza del Mio amore. Scrivi, parla della Mia Misericordia. Dì alle anime dove debbono cercare le consolazioni cioè nel tribunale della Misericordia, lì avvengono i più grandi miracoli che si ripetono continuamente. Per ottenere questo miracolo non occorre fare pellegrinaggi in terre lontane né celebrare solenni riti esteriori, ma basta mettersi con fede ai piedi di un Mio rappresentante e confessargli la propria miseria ed il miracolo della Divina Misericordia si manifesterà in tutta la sua pienezza. Anche se un’anima fosse in decomposizione come un cadavere ed umanamente non ci fosse alcuna possibilità di risurrezione e tutto fosse perduto, non sarebbe così per Dio: un miracolo della Divina Misericordia risusciterà quest’anima in tutta la sua pienezza. Infelici coloro che non approfittano di questo miracolo della Divina Misericordia! Lo invocherete invano, quando sarà troppo tardi!».

Diario1486. Dialogo fra Dio misericordioso e l’anima che soffre. – Gesù: «O anima, ti vedo tanto sofferente, vedo che non hai nemmeno le forze per parlare con Me. Ecco che ti parlerò Io, o anima. Anche se le tue sofferenze fossero le più grandi, non perdere la serenità dello spirito e non lasciarti vincere dallo sconforto. Però dimmi, bambina Mia, chi ha osato ferire il tuo cuore? RaccontaMi tutto, raccontaMi tutto, sii sincera nel trattare con Me. SvelaMi tutte le ferite del tuo cuore, Io le guarirò e la tua sofferenza diverrà la fonte della tua santificazione». – L’anima: «Signore, le mie sofferenze sono così grandi, diverse e durano da così lungo tempo, che lo sconforto si è impadronito di me». – Gesù: «Bambina Mia, non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto. So che confidi in Me illimitatamente, so che conosci la Mia bontà e Misericordia, perciò potremmo parlare dettagliatamente di tutto ciò che ti pesa maggiormente sul cuore». – L’anima: « Sono tante e diverse le cose che ho, che non sodi che cosa parlare prima e come dire tutto questo ». – Gesù: « Parlal’ai con semplicità, come si parla fra due amici. Su, dimmi un po’, bambina Mia, che cos’è che ti frena sulla strada della santità? ». – L’anima: «La mancanza di salute mi frena sulla strada della santità, non posso adempire i miei doveri ed eccomi qua, sono proprio una nullità. Non posso mortificarmi, fare un digiuno rigoroso, come hanno fatto i santi, inoltre non credono che io sia malata ed alla sofferenza fisica si aggiunge quella morale e da ciò derivano molte umiliazioni. Vedi bene, Gesù, come si può diventar santa in tali condizioni?». – Gesù: «Piccola, è vero, tutto ciò è sofferenza, ma per il cielo non c’è altra strada, all’infuori della strada della croce. Io Stesso l’ho percorsa per primo. Sappi che è la strada più corta e la più sicura». – L’anima: «Signore, ecco ancora un altro impedimento ed un ostacolo sulla strada della santità. Mi perseguitano perché Ti sono fedele e per questo motivo mi fanno soffrire». – Gesù: «Sappi che siccome non sei di questo mondo, il mondo ti odia. Ha perseguitato prima Me. Questa persecuzione è il segno che segui fedelmente le Mie orme». – L’anima: «Signore, un’altra cosa che mi dà sconforto è il fatto che le mie sofferenze interiori non le comprendono né i superiori né il confessore. Le tenebre hanno offuscato la mia mente e, in tali condizioni, come andare avanti? Ecco, tutto ciò in qualche modo contribuisce a scoraggiarmi e penso che le vette della santità non sono per me». – Gesù: «Ecco, bambina Mia, questa volta Mi hai detto molte cose. Lo so che è una grande sofferenza non essere capiti e per di più da coloro che amiamo e verso i quali la nostra sincerità è grande. Ti basti questo però, che Io comprendo tutte le tue pene e le tue miserie. Gioisco per la profonda fede che hai, nonostante tutto, nei Miei rappresentanti, ma sappi che gli uomini non possono capire totalmente un’anima, poiché ciò è al di sopra delle loro possibilità. Per questo sono restato sulla terra Io stesso, per confortare il tuo cuore addolorato e rafforzare la tua anima, affinché non venga meno lungo il cammino. Tu dici che grandi tenebre coprono la tua mente ed allora perché in quei momenti non vieni da Me, che sono la luce e in un istante posso infondere nella tua anima tanta luce e comprensione della santità che non potrai attingere da nessun libro e che nessun confessore è in grado d’insegnare, illuminando così un’anima? Sappi inoltre che queste tenebre, di cui ti lamenti, le ho sperimentate prima Io per te nell’Orto degli Ulivi. . La Mia anima è stata oppressa da una tristezza mortale e a te do una piccola parte di quelle sofferenze, e questo per l’amore particolare che ho verso di te e per l’alto grado di santità che ti destino in cielo. L’anima che soffre è la più vicina al Mio Cuore». – L’anima: «Ancora una cosa, Signore. Cosa fare quando vengo disprezzata e respinta dalla gente e specialmente da coloro sui quali avevo diritto di contare e ciò nei momenti di maggior necessità?». – Gesù: «Bambina Mia, fai il proposito di non contare mai sugli uomini. Farai molte cose, se ti affiderai completamente alla Mia volontà e dirai: Avvenga di me non come voglio io, ma secondo la Tua volontà, o Dio. Sappi che queste parole, dette 365 dal profondo del cuore, portano l’anima in un attimo sulle vette della santità. Per una tale anima ho una speciale predilezione, un’anima del genere Mi rende una grande gloria e riempie il cielo col profumo delle sue virtù. Sappi anche che la forza che hai per sopportare le sofferenze, la devi alla santa Comunione frequente, perciò va spesso a quella fonte di Misericordia ed attingi col recipiente della fiducia tutto ciò che ti serve». – L’anima: «Ti ringrazio, Signore, per la tua inconcepibile bontà, per esserTi degnato di rimanere con noi in questo esilio, dove dimori con noi come Dio di Misericordia e diffondi attorno a te lo splendore della tua compassione e bontà. Alla luce dei Tuoi raggi di Misericordia ho conosciuto quanto mi ami».

Diario 1728.  «Scrivi: sono tre volte santo ed ho orrore del più piccolo peccato. Non posso amare un’anima macchiata dal peccato, ma quando si pente, la Mia generosità non ha limiti verso di lei. La Mia Misericordia l’abbraccia e la perdona. Con la Mia Misericordia inseguo i peccatori su tutte le loro strade ed il Mio Cuore gioisce quando essi ritornano da Me. Dimentico le amarezze con le quali hanno abbeverato il Mio Cuore e sono lieto per il loro ritorno. Dì ai peccatori che nessuno sfuggirà alle Mie mani. Se fuggono davanti al Mio Cuore misericordioso, cadranno nelle mani della Mia giustizia. Dì ai peccatori che li attendo sempre, sto in ascolto del battito del loro cuore per sapere quando batterà per Me. Scrivi che parlo loro con i rimorsi di coscienza, con gli insuccessi e le sofferenze, con le tempeste ed i fulmini; parlo con la voce della Chiesa, e, se rendono vane tutte le Mie grazie, comincio ad adirarMi contro di essi, abbandonandoli a se stessi e dò loro quello che desiderano».

Diario 1777-1779. Conferenza sulla Misericordia. “Sappi, figlia mia, che il Mio cuore è la Misericordia stessa. Da questo mare di Misericordia le grazie si riversano sul mondo intero. Nessun’anima che si sia avvicinata a Me, è ripartita senza essere stata consolata. Ogni miseria affonda nella Mia Misericordia e da questa sorgente scaturisce ogni grazia salvifica e santificante. Figlia Mia, desidero che il tuo cuore sia la sede della Mia Misericordia. Desidero che questa Misericordia si riversi sul mondo intero tramite il tuo cuore. Chiunque si avvicina a te, non parta senza la fiducia nella Mia Misericordia che desidero tanto nelle anime. Prega quanto puoi per gli agonizzanti; impetra loro la fiducia nella Mia Misericordia, poiché essi hanno più che mai bisogno della fiducia e ne hanno tanto poca. Sappi che la grazia della salvezza eterna di alcune anime, all’ultimo momento, è dipesa dalle tue preghiere. Tu conosci tutto l’abisso della Mia Misericordia; attingi perciò da esso per te e soprattutto per i poveri peccatori. È più facile che il cielo e la terra cadano nel nulla, piuttosto che un’anima fiduciosa non venga abbracciata dalla Mia Misericordia”. Il mio proposito è sempre lo stesso: l’unione con Cristo-Misericordia. . Fine degli 429 esercizi spirituali. Ultimo colloquio col Signore. Ti ringrazio, o Amore Eterno, per la Tua inconcepibile amabilità verso di me, dato che Tu stesso Ti occupi direttamente della mia santificazione. «Figlia Mis, tre virtù ti adornino in modo particolare: l’umiltà, la purezza d’intenzione e l’amore. Non fare nient’altro, se non quello che esigo da te ed accetta tutto ciò che ti dà la Mia mano. Procura di vivere nel raccoglimento, in modo da poter udire la Mia voce; essa è tanto sommessa che possono udirla solo le anime che vivono nel raccoglimento…».

Missionari OMI: Testimoni e Missionari di Misericordia

*Dal Discorso di Papa Francesco ai partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari OMI: « Questo vostro giubileo, per una felice e provvidenziale coincidenza, si inserisce nel Giubileo della Misericordia. E in effetti, gli Oblati di Maria Immacolata sono nati da un’esperienza di misericordia, vissuta dal giovane Eugenio un Venerdì Santo davanti a Gesù crocifisso. La misericordia sia sempre il cuore della vostra missione, del vostro impegno evangelizzatore nel mondo di oggi. Nel giorno della sua canonizzazione, san Giovanni Paolo II definì padre de Mazenod un “uomo dell’Avvento”, docile allo Spirito Santo nel leggere i segni dei tempi e assecondare l’opera di Dio nella storia della Chiesa. Queste caratteristiche siano presenti in voi, suoi figli. Siate anche voi “uomini dell’Avvento”, capaci di cogliere i segni dei tempi nuovi e guidare i fratelli sulle vie che Dio apre nella Chiesa e nel mondo» (7/10/2016).

*Messaggio del 36° Capitolo Generale OMI: « “Discepoli Missionari” del Cristo che s’immola, decidiamo di testimoniare a questo mondo “la gioia del Vangelo”. Come la Vergine Maria, nostra Madre Immacolata, che meditava tutte le cose nel suo cuore, siamo chiamati ad essere missionari di misericordia e di speranza, ambasciatori della tenerezza del volto paterno e materno di Dio. Così saremo testimoni della famiglia di Dio, una famiglia senza confini, in dialogo con le culture e le religioni del nostro tempo. Per intercessione di Sant’Eugenio de Mazenod, di tutti i santi e Martiri Oblati, rispondiamo all’ispirazione che lo Spirito Santo ci comunica, poiché “ci ha mandato ad evangelizzare i poveri. I poveri accolgono la Buona Novella. Cha vasto campo da percorrere!”  ».

* Dalla Misericordia et Misera, Lettera apostolica a conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia, 20 novembre 2016.

*Cultura della misericordia «La cultura della misericordia si forma nella preghiera assidua, nella docile apertura all’azione dello Spirito, nella familiarità con la vita dei santi e nella vicinanza concreta ai poveri. È un invito pressante a non fraintendere dove è determinante impegnarsi. La tentazione di fare la “teoria della misericordia” si supera nella misura in cui questa si fa vita quotidiana di partecipazione e condivisione. D’altronde, non dovremmo mai dimenticare le parole con cui l’apostolo Paolo, raccontando il suo incontro con Pietro, Giacomo e Giovanni, dopo la conversione, mette in risalto un aspetto essenziale della sua missione e di tutta la vita cristiana: «Ci pregarono soltanto di ricordarci dei poveri, ed è quello che mi sono preoccupato di fare» (Gal 2,10). Non possiamo dimenticarci dei poveri: è un invito più che mai attuale che si impone per la sua evidenza evangelica» (n. 20).

* « Questo è il tempo della misericordia. Ogni giorno del nostro cammino è segnato dalla presenza di Dio che guida i nostri passi con la forza della grazia che lo Spirito infonde nel cuore per plasmarlo e renderlo capace di amare. È il tempo della misericordia per tutti e per ognuno, perché nessuno possa pensare di essere estraneo alla vicinanza di Dio e alla potenza della sua tenerezza. È il tempo della misericordia perché quanti sono deboli e indifesi, lontani e soli possano cogliere la presenza di fratelli e sorelle che li sorreggono nelle necessità. È il tempo della misericordia perché i poveri sentano su di sé lo sguardo rispettoso ma attento di quanti, vinta l’indifferenza, scoprono l’essenziale della vita. È il tempo della misericordia perché ogni peccatore non si stanchi di chiedere perdono e sentire la mano del Padre che sempre accoglie e stringe a sé.» (n.21).

* Dunque, misericordia come stile di vita nel quotidiano

Come il prodigo

            Come figlio ritorna:                                                  Ti ho seguito

            ho vagato,                                                                    tra deserti aridi e sabbiosi

            sono stato il tuo abbandono.                                     e cieli senza stelle,

            Selvaggio di carrube                                                 sostenuto

            miraggi lontani:                                                        da una forza

            pane degli illusi.                                                        che in me

            Orizzonti tenebrosi…                                                 – ma non mia –

            Ma Tu,                                                                       mi spingeva a credere:

            come sole nascente all’orizzonte,                              tutto è Amore!  (P. Antonio Santoro omi)

            mi attiravi verso la luce.

Concludiamo con le parole del salmo 103,3-4: <<Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia>>.


[1] La radice greca del verbo “splanchnizomai (= mi muovo, sono mosso a pietà, mi commuovo) è “splanchnon” (= viscere, misericordia, compassione). Nell’Antico testamento questo tipo di amore veniva espresso col temine “rahamim” – che, già nella sua radice, indicava l’amore materno (rehem = grembo materno) – per indicare bontà, tenerezza, pazienza e comprensione, prontezza a perdonare. Mentre un altro termine “hesed” (tradotto anche con “misericordia”) indicava «un profondo atteggiamento di “bontà”. Quando esso si instaura tra due uomini, questi sono non soltanto benevoli, l’uno verso l’altro, ma al tempo stesso reciprocamente fedeli in forza di un impegno interiore, quindi anche in forza di una fedeltà verso se stessi. Se, poi, hesed, significa anche “grazia” o “amore”, ciò è appunto in base a tale fedeltà» (GIOVANNI PAOLO II, Dives in misericordia, nota 52).

[2] FRANCESCO, Misericordiae Vultus, Bolla di Indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, nn. 1-3, 11 aprile 2015.

[3] Misericordiae Vultus, 12.

[4] Ibidem, 25.

[5] FRANCESCO, Santa Messa con Ordinazioni Presbiterali, Omelia , Basilica Vaticana, IV Domenica di Pasqua, 11 maggio 2014.

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