28 Giugno 2020
<< In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.”. >> (cfr Mt 10,37-42 ). Gesù è esigente! Egli, donando tutto se stesso, chiede ai suoi discepoli la radicalità del dono di sé. Gesù ci chiede di amarlo con tutto il nostro essere: con tutto il cuore, la mente, l’anima, le forze… Gesù chiede la radicalità dell’amore che superi ogni altro amore dentro i legami familiari e fuori di essi. Prendere la propria croce è riconoscere e vivere la propria esistenza terrena nel “segno” della Croce di Cristo. Così, ogni nostra “croce” può essere germe fecondo di bene e di salvezza. Non si tratta di uno sforzo di volontà, ma di una grazia che siamo chiamati ad invocare per poter mettere al centro della nostra vita la Croce di Cristo e sperimentare quello che San Paolo afferma, e non solo per se stesso: << Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.>> (Gal 2,19b-20). Con questa consapevolezza, preghiamo: <<Donaci, Signore, la sapienza della Croce>>. Serena domenica! P. Antonio Santoro omi