17 Febbraio 2019
<<Così dice il Signore: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti». >> (Geremia 17,5-8).
Questo testo del profeta Geremia costituisce una preziosa chiave di letture delle Beatitudini annunciate da Gesù e riportate nella versione secondo il Vangelo di Luca nella liturgia di oggi. La Parola di Dio tratteggia due modi di concepire e di vivere l’esistenza: uno è quello in cui si mette al centro il proprio IO con tutto ciò che segue, di negativo e di sterilità … L’altro modo è quello in cui si mette al centro DIO con la fecondità che segue già quaggiù e nella prospettiva dell’eternità. Nelle nostre relazioni dentro e fuori della famiglia, Noi, ciascuno, ordinariamente, chi mettiamo al centro? Ricordiamocelo: la maledizione non viene da Dio, ma dal mettere al centro se stessi ed i propri interessi individuali e/o collettivi. Proviamo a guardare, nella luce della Parola di Dio di quest’oggi, sia noi stessi sia il mondo in cui viviamo e ci rendiamo conto quanto sia “maestra di vita” la Parola che è sì divina e, proprio per questo, anche profondamente umana: essa svela noi a noi stessi, ci indica la via del vero ed integrale Bene e ci offre l’alimento adeguato per raggiunge questo Bene e fa si che fecondi … << Beato l’uomo che nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene.>>. Serena domenica! P. Antonio