3 Novembre 2018
<<Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno >> (cfr Filippesi 1, 18b-26).
Parafrasando un proverbio molto noto, potremmo dire: “Dimmi con chi vivi e ti dirò chi sei”. Chi mi definisce nella mia identità umana è l’appartenenza ad una precisa famiglia all’interno della grande famiglia umana. Chi mi definisce nella mia identità “cristiana” è l’appartenenza a Cristo nella grande famiglia ecclesiale. E questa appartenenza si manifesta nel vivere con Cristo, in Cristo e per Lui. Non c’è separazione tra <umano> e <cristiano>, ma integrazione ed armonia perché l’autore dell’identità umana e cristiana è Dio Trinità. Pertanto, chi vive la sua identità umana fino in fondo (anche se si dichiara non credente), vive, in qualche modo, anche da familiare di Cristo senza esserne consapevole. Così, chi vive la sua identità cristiana, valorizza e potenzia tutto l’<umano> che è in sé. La morte, nella prospettiva cristiana, non annulla l’<identità>, ma è la porta che le consente di raggiungere la sua pienezza nella visione beatifica di Dio. Sembra strano quello che ci stiamo dicendo, perfino fantasioso … Invece è molto reale e ne facciamo esperienza fin da quaggiù. Infatti, proviamo a pensare a quelle volte in cui siamo stati bene con noi stessi, con una chiara identità, e ciò è accaduto in un contesto di esperienza di preghiera e/o di donazione di noi stessi, ma che ci è costato la ”morte” del nostro io … <<Signore Gesù, convertimi alla vita vera! Che io possa guadagnarla con la morte, vivendo in te, con te, per te su questa terra … >>. Buona giornata! P. Antonio